Mediceo del Principato xxxx
Sender: Gino di Agnolo Ginori
Recipient: Cosimo II de’ Medici
12 February 1620
Commissioner of Prato Gino Ginori writes to Granduke Cosimo II to report the discussion he recently had with Artemisia Gentileschi, who is currently in Prato. She is ashamed to return to Florence, where her possessions were confiscated since she left Florence without permission. She has pending certain unspecified commissions for paintings, which she carries with her. Ginori notes that he has specifically warned Artemisia’s husband
that he will be penalized with a fine should his wife leave Tuscany.
“È comparsa qui la Signora Artemisia Lomi, la quale havendomi narrata la ressolutione che haveva fatta d’andarsene fino a Roma con un suo fratello, per starci tre, ò quattro mesi et che non prima uscita di Firenze elle hebbe aviso, come della Guardaroba di Vostra Altezza Serenissima per via di Corte gl’erano state sigillate tutte le sue robe, et perció dubitando che l’Altezza Vostra Serenissima non l’havesse havuto a male, rivolto il pensiero, se ne venne a questa volta, il che sentito da me, le dissi che haveva fatto errore al non ne dar conto, et domandarne licenza a lei, come si conveniva al che me ripose haverne scritto l’animo suo al Altezza Vostra et anco per sua giustificatione mi dette la copia della lettera, quale inclusa le mando, per incontrarne la verità. Io l’ho consigliata al tornare a firenze per finire li quadri che lei deve farli, per non condurgli a precissione quà, e là, ella dice, che havendo l’occasione di fare qui nella terra da dua tavole, li potria finir quà, et mostra haver vergogna al tornare, rispetto al caso seguito del sequestro statogli fatto, et in oltre, allega di potere mal vivere in Firenze. Tuttavia, son certo, che il suo cenno doverà ritornare, et intanto per abbondare in cautela ho fatto fare precetto al suo marito (Pierantonio Stiatesi), che senza licenza di Vostra Altezza Serenissima non la conduca, ne facci condurre fuori dello stato sottopena di scudi 200 et del’arbitrato. Ha risposto esser’ pronto ad obedire, et che è venuto aperta di Pisa per obviare che non andassi, acciò non gl’incontrasse, come altra volta, qualche sinistro caso. Mi è parso di tutto darne conto a Vostra Altezza Serenissima acciò accenni quanto devo fare […]”.